ESPLORA
LA STRAORDINARIA STORIA DEL TAPPETO ORIENTALE
L'arte della tessitura si perde nella notte dei tempi,
esistono reperti storici che testimoniano l'esistenza dei tappeti
già nel V sec. a.C. nella forma da noi conosciuta.
Ecco gli argomenti affrontati:
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LE ORIGINI
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I DONI AI REGNANTI
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L'EVOLUZIONE DEL TAPPETO
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L'ARRIVO IN OCCIDENTE
LE ORIGINI
Il tappeto orientale suscita la stessa emozione di una vera
opera d'arte, un'insospettata rivelazione di bellezza che ci
trascina nel luminoso oriente, paese di sogni, dove tutto ha
colore smagliante e bellezza poetica. Il mistero circonda
l'oriente, culla dell'umanità e di tutte le religioni, paese
dalla storia più volte millenaria dai significati indefinibili. I
popoli orientali, sognatori, poeti, artisti sono portati dalla
loro stessa natura a spontanee espressioni d'arte travolti dalla
fatalità degli eventi, conservano sempre , seppur latenti, molta
delle antiche facoltà che si manifestano anche attraverso le arti
manuali. L'arte del tappeto, dunque, nell'espressione dell'animo
asiatico rappresenta l'aspirazione alla bellezza.
L'arte del tessuto sembra sia stata praticata da antichissime
popolazioni indiane trasmessa poi agli assiri. Agli egiziani si
deve l'invenzione e diffusione del telaio, modesta ai suoi inizi,
limitata come era nelle lane usate con tinte naturali: bianche,
brune, castane, nere e grigie. L'arte del tappeto diviene
l'affermazione della civiltà quando al tessuto si poté dare
varietà e carattere attraverso la fantasia del disegno e le
varietà del colore, evoluzione che si realizzò nei tempi remoti.
Dagli affreschi della necropoli di Tarquinia e di Settecamini
presso Orvieto, si può affermare che gli etruschi conoscevano già
l'uso del tappeto orientale, naturalmente come oggetto di gran
lusso.

Il grande sviluppo della lavorazione del tappeto avvenne
nell'antica Persia e durante il regno di Ciro (sec. V a. C.) si ha
il privilegio di solennizzare i primi tappeti tessuti con fili
d'oro e d'argento; il culmine si raggiunge nell'epoca dei
Sassanidi (225-600 d.C.). Alla diffusione dell'arte del tappeto in
Oriente contribuisce il criterio generalmente seguito
nell'arredamento della casa, dove è quasi escluso il mobile e
dove l'inestinguibile bisogno di ornamento è compensato dalle
ceramiche, dai metalli cesellati, dai tessuti di cui i tappeti
sono l'espressione più nobile e nello stesso tempo più pratica e
confortevole.
I DONI AI REGNANTI
Ancora oggi tutte le popolazioni orientali coltivano questa
loro passione per i tappeti. La casa persiana, anche la più
modesta, possiede sempre qualche ricco esemplare. Per antica
tradizione i migliori e più graditi regali che gli orientali si
scambiano tra loro sono sempre costituiti da tappeti, ben lo
dimostrano le case regnanti d'Europa che ne ricevettero in dono
dagli Scia, dai Califfi e dai Sultani.
Ai Dogi di Venezia ne furono donati parecchi e qualcuno di
essi si può ancora ammirare nel tesoro della Basilica di San
Marco dove fra gli altri si conservano quelli inviati nel 1603 da
Abbas il Grande al Doge Marino Grimandi. Nelle sunnite o sciite
moschee, i pavimenti sono ricoperti di tappeti, le venerate tombe
dei Santi, dei discendenti di Mohammad, degli scià, dei grandi
personaggi sono tutti avvolti in preziosissimi tappeti.
L'EVOLUZIONE DEL TAPPETO
Il tappeto nella sua origine non è destinato al commercio:
esso rappresenta una produzione utilitaria per i bisogni del
produttore e, in perfetta armonia con i gusti e con le tendenze
orientali, deve essere trasmesso come oggetto d'uso di generazione
in generazione, inalterato anche nella sua tecnica e nelle sue
caratteristiche decorative. Infatti la produzione del tappeto
annodato è eminentemente tradizionalista. La natura stessa
dell'orientale, abitudinario e tenacemente attaccato alla
tradizione, lo mantiene fedele ai tipi antichi, che riproduce con
una costanza che sarebbe virtù se non rivelasse esaurimento.

Ancor oggi i turcomanni, che non han subito influenze
occidentali, annodano tappeti dallo spirito decorativo simile a
quelli che Marco Polo vide nel sec. XIII e che ne 'Il Milione'
descrisse come "sovrani tappeti del mondo e a più bel
colore". In Persia l'uso del tappeto è certamente anteriore
agli altri paesi. Sotto il principato dei Selgiucidi l'annodatura
si propaga in Mesopotamia, in gran parte dell'Asia Minore e in
Siria. La dinastia turcomanna dei Selgiucidi non è ostile alla
superiorità dalla civiltà araba e persiana, a vantaggio
dell'arte e dell'artigianato. Così sultanati di Conia, di Baghdad
e di Damasco diventeranno centri assai importanti per l'arte e la
decorazione. Quando nell'anno 1220 i Mongoli guidati da Genghiz
Khan devastarono tutta l'Asia centrale e orientale tutto sarebbe
stato sommerso, se il nipote e successore di Genghiz Khan non
fosse stato attratto dalla cultura iranica e non avesse favorito
l'islamizzazione dei conquistatori che, alla metà del sec. XIII,
a loro volta accolsero le scienze e le arti dell'Iran; altrettanto
avvenne alla metà del sec. XIV con la seconda invasione
mongolica, condotta da Timur Khan. I nuovi conquistatori
continuarono le tradizioni eclettiche e liberali dei predecessori,
non certo per pura simpatia verso le popolazioni assoggettate, ma
per necessità di difesa contro i Mamelucchi dell'Egitto,
accettando persino alleanze cinesi, armene, bizantine e cristiane.
Tutto questo rivolgimento si riflette sulla produzione del
tappeto annodato che accoglie motivi d'estremo oriente, ornati
strani e animali favolosi d'origine cinese, ma stilizzati secondo
una concezione iranica. Centri di produzione sono sparsi nell'Asia
Minore e pare anche nell'altipiano armeno e nella regione del
Caucaso. Nella Persia, ora mongolica, la produzione del tappeto si
realizza con il sec. XV ed offre già il tipo elaborato a
medaglione, ispirato da miniature Timuridi, emanazione della corte
che porterà le arti e la cultura alle vette più alte. Nell'anno
1478 la ribellione dei principi dell'Azerbaigian porterà al trono
la dinastia dei Safawidi, che, col titolo di Scia regnerà sulla
Persia sino al 1736: periodo fortunoso ma di vero splendore
culturale e artistico, infatti il regno di Abbas il Grande può
essere paragonato al Rinascimento in Europa. Il sec.XVI viene
considerato proprio il secolo d'oro del tappeto persiano.
A partire dalla metà del sec. XVIII la produzione iniziala
sua fatale decadenza come pura manifestazione d'arte, rimanendo
sempre salva l'eccellenza della tecnica. Con l'affermarsi della
supremazia politica degli Ottomani l'importanza dell'Asia Minore,
come centro culturale, artistico e industriale, non viene menomata
dai nuovi conquistatori e le più favorite sono proprio le arti
tessili, che nei riguardi del tappeto annodato offrono un tipo
noto sotto il nome di tappeti Anatolici. Ai Timuridi, che
governarono l'India, va ascritto il merito della diffusione del
tappeto annodato in questa ultima immensa regione dell'Asia: i
primi esemplari, annodati nel sec. XVI, nei motivi ornamentali
rivelano influenze persiane. Nel sec.XVII grande è la voga per il
tappeto figurato e ad animali.
Pare che pure i cinesi sian debitori dell'annodatura del
tappeto ai nomadi turcomanni del Turkestan, appresa in epoca
relativamente recente, vale a dire non oltre la fine del sec. XV.
L'ARRIVO IN OCCIDENTE
All'Europa la seduzione del tappeto orientale viene rivelata
dai mercanti e viaggiatori italiani. Già nel sec. IX i veneziani
vendevano i tappeti alla corte di Pavia, in alcune pitture
trecentesche toscane possiamo vedere i tappeti orientali dipinti
con grande maestria. Il commercio del tappeto si propaga anche ai
fiorentini e ai pisani, ma non è da escludere che vi
partecipassero anche i genovesi. Nel sec. XV i veneziani detengono
il primato come importatori di tappeti e il possesso dei tappeti
non è più privilegio dei soli patrizi, ma anche dei modesti
borghesi, in occasione di feste religiose, civili o carnevalesche
si stendono i tappeti lungo le calli e come ornamento delle
gondole; non è da credere però che l'uso del tappeto sia
sconosciuto in altre regioni d'Italia. Una notevole diffusione del
tappeto nei paesi dell'Europa Orientale si verifica dal sec. XIV
al sec. XVII con l'invasione turca.
Dopo il cinquecento presso gli occidentali si affievolisce
l'interesse per il tappeto esotico: fu dopo la grande esposizione
tenuta a Vienna nel 1891 che gli europei tornarono con entusiasmo
al tappeto orientale subito seguiti dagli americani. Da allora
abili commercianti, recatisi nei centri di produzione, iniziarono
l'incetta dei tappeti in Oriente e per inviarli nelle capitali di
Europa e d'America, dove incontrarono subito le simpatie degli
occidentali, i quali non tardarono ad esigere una produzione
consona per formato e per disegno ai loro ambienti. Così
indussero i produttori orientali a modificare le dimensioni, e
qualche volta anche i disegni e i colori. La troppo sollecita
adesione ai desideri dell'importatore europeo portò alla
decadenza della secolare arte del tappeto: l'annodatore orientale
non si senti più affascinato dall'opera che le sue mani abili e
pazienti venivano creando, l'arte diventò un'industria, così che
non tutti i tappeti tolti dai telai in questi ultimi cinquanta
anni possono vantare l'accurata fattura di un tempo. Tuttavia
ancora oggi si possono trovare ottimi tappeti sia di vecchia sia
di nuova fattura.
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