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LE CARATTERISTICHE DEL TAPPETO ORIENTALE

Ogni tappeto costituisce un manufatto artigianale unico ed irripetibile le cui caratteristiche differiscono dagli schemi culturali e dalle risorse naturali disponibili. Ecco gli argomenti:

  • IL MATERIALE

  • LA TINTURA

  • IL DISEGNO

  • LA CONSERVAZIONE

 

IL MATERIALE

La lucida, sottile e soffice lana è la materia base per la tessitura dei tappeti. In Persia e nel Turkestan vive un curioso tipo di pecora dalla coda adiposa. Quando i pascoli sono abbondanti l'animale concentra tutto il grasso nella coda formando una specie di fiocco, raggiungendo talvolta il peso di venti chili. Questa pecora è dotata di una lana finissima e molto resistente.

Nel territorio del Kirman, in Persia, capre bianchissime danno una lana lucida e molto resistente. Nell'Anatolia, in Turchia, esiste un tipo di pecora che sin dall'antichità aveva fama per la finezza delle sue lane. I tappeti dell'Asia centrale contengono molta lana di capra, generalmente i tappeti fatti dai nomadi hanno anche la trama e l'ordito di lana e perciò anche la frangia. Per alcuni tappeti di particolare finezza si usa lana di agnello che rende assai morbida la superficie, anche la lana di cammello viene adoperata da sola o mescolata con lana di pecora, talvolta la lana di cammello viene usata con i colori naturali.

La seta fu adoperata unicamente per i tappeti ad uso della corte persiana, con la trama e l'ordito pure in seta si raggiunge il massimo della finezza e della sontuosità, specialmente quando nelle trame si inseriscono fili d'oro e d'argento, i quali però rimangono volutamente scoperti. Fra questi preziosi tappeti esiste un'altra specie dalla superficie in lana e la trama e l'ordito in seta, l'accomppiamento dei due materiali rende possibile un'annodatura più fitta.

Presso le popolazioni nomadi, che eseguono tutt'ora il vecchio metodo, la tosatura della percora si fa generalmente a primavera avanzata. La bestia prima della tosatura è sottoposta a un lavaggio sulle rive dei fiumi. Dopo la tosatura la lana viene lavata una seconda volta nel fiume o in grandi recipienti, viene calpestata con i piedi e poi stesa ad asciugare all'aria. Quindi si procede alla fase della filatura, effettuata ancora con i metodi tradizionali, e poi alla tintura.

 

LA TINTURA

Uno dei pregi maggiori del tappeto orientale sta nella seducente bellezza delle tinte e della loro armoniosa fusione. I popoli dell'Asia nel tingere le lane ottengono sfumature calde, smaglianti, sobrie che combinate nella fantasiosa disposizione del disegno, animano il tappeto con giochi di colorazione suggestiva e del tutto inconfondibili. Ai popoli dell'Asia, la natura ha fatto persino il dono di antivedere le alterazioni cromatiche che il tempo darà al tessuto e di questa capacità essi si avvalgono con sapiente accortezza.

Secolari sono le segrete formule delle tinte, ora vegetali, ora animali. Il rosso si estrae dalla robbia tinctoria, pianta assai comune in Persia e in tutto l'Oriente, la cui radice dona un rosso mattone che varia di gradazione secondo il luogo di provenienza. Il rossi carminio si ricava dalla cocciniglia, dal succo di ciliegia, nonché dai petali di alcuni fiori.

Il giallo rossastro si ottiene dallo zafferano selvatico, mentre dallo zafferano domestico si ricava il giallo puro, invece un giallo chiaro si ottiene dalla distillazione della radice di kurkuma.

L'azzurro si ottiene dalla distillazione della scorza d'indaco, usato anche dagli antichi egizi, che cresce rigoglioso in Cina e in India.

Il verde si estrae, oltre che da una infinita varietà di foglie, dal mallo delle noci.

Il colore nero, usato raramente, si ricava dall'ossido di ferro, e questa è la sola tinta ricavata da minerali.

Da queste tinte, accortamente diluite e sapientemente miscelate, gli orientali ottengono tutte le sfumature desiderabili in aggiunta al bianco dato dalla lana naturale; per certe tonalità bruno rossastre si ricorre alla lana di cammello allo stato naturale, ricca fra l'altro di gradazioni. Specialmente presso le tribù nomadi, alle quali piace abbandonarsi all'imprevisto, nel cominciare la lavorazione di un tappeto non si tiene sempre esatto calcolo della quantità necessaria delle lane tinte, così che a un certo punto, esaurita la lana di un dato colore, per compiere l'opera si deve tingerne della nuova, che difficilmente si riesce ad ottenere nella stessa gradazione: l'inconveniente non preoccupa il tessitore, che spesso ne trae pretesto per ottenere i non disprezzabili effetti pittorici. Questa e non altra è la causa delle diversità cromatiche che si riscontrano nei tappeti, che vengono detti striati o abrash e che, nonostante l'anomalia cromatica, nulla perdono del loro pregio; anzi la striatura, per il conoscitore costituisce una singolare attrattiva.

L'uso delle tinture sintetiche viene adottato verso la fine del 1800 agli inizi del 1900. Alcuni anni fa, la Persia tentò di frenare l'invasione dal colorante chimico, tuttavia prevalse il basso prezzo e l'assoluta praticità che fa risparmiare tempo e fatica considerando il faticoso lavoro richiesto dall'annodatura che richiede quaranta, cinquanta nodi al centimetro quadrato e più. Se si pensa al continuo e paziente cambio di lane imposto dal disegno, possiamo capire la loro rinuncia alle antiche formule asiatiche.

 

IL DISEGNO

Sul tappeto la fantasia orientale e la infinità varietà dei disegni ci aiuta a distinguere i vari centri di produzione e con questi l'epoca; poiché ogni regione svolge una propria concezione geometrica con delle proprie caratteristiche, fedele alle proprie tradizioni. Ogni motivo ha un significato particolare che si tramanda di generazione in generazione ed è rivelatore della origini di ciascuna famiglia di tappeti. Perciò con relativa facilità si possono distinguere i gruppi di origine: Persia, Caucaso, Asia Centrale, Cina, Asia minore, tutto questo si intende riguarda i tappeti antichi o vecchi perché i paesi in cui non c'è una tradizione secolare del tappeto prendono in prestito i disegni e li applicano ai loro tappeti; alcuni commercianti disonesti ne approfittano vendendo questi tappeti al posto di quelli originali, per esempio, Tabrizbaf che non è Tabriz ma bensì bulgaro; Nainbaf che è pakistano; Bukara che sono spesso fatti in Pakistan.

Presso le popolazioni musulmane ortodosse l'influenza religiosa ebbe una parte non trascurabile nella produzione del tappeto imponendo la rinuncia alla produzione della figura umana e permettendo solo alberi, fiori e oggetti inanimati. La Persia non fu sottoposta ad alcuna limitazione nel campo figurativo, avendo abbracciato la religione islamica sciita e per conseguenza il suo tappeto può essere ravvivato da centinaia di figure umane e di animali. E in vero il tappeto persiano si stacca completamente da quello annodato nelle altre regioni, è un insieme armonico, leggiadro e allo stesso tempo vigoroso, con la preziosità di una miniatura. Su un vecchio tappeto del sec. XVI troviamo scritto " Questo non è un tappeto, è una rosa bianca, è un parato che somiglia agli occhi dalle vere Uri". Nel gruppo dei tappeti caucasici predominano, ma con una buona riuscita tendenza a stilizzare, i disegni geometrici, la figura umana, quelle di animali fiori, sparsi senza ordine nel campo fitto di piccoli rombi, di stelle a punta di quadrati, di triangoli e di altri motivi disposti asimmetricamente. Fanno eccezione i tappeti Kasak a disegni piuttosto grandi e a larghe linee.

La produzione dell'Asia centrale o del Turkestan, pur attenendosi ai disegni geometrici, ha una spiccata simpatia per la simmetria e la regolarità tanto nella forma quanto nella disposizione. Un motivo che figura spesso sui tappeti turcomanni, specialmente su quelli Bukara, è la così detta zampa di elefante. Nell'Asia minore i tipi sono molto vari: disegni a linee spezzate, figure stilizzate, quasi geometriche, tanto da confondersi con la produzione caucasica. Spesso invece la decorazione è floreale con derivazione persiana. I tappeti da preghiera sono originari dell'Asia minore, questi offrono disegni architettonici assai vicini all'arte araba, con un arco moresco sostenuto da esili colonne che nel simbolismo islamico corrisponde alla nicchia del mistico Mihrab della moschea.

 

LA CONSERVAZIONE

Per la conservazione del tappeto basta usare poche ed elementari precauzioni contro la polvere, le tarme e l'umidità: il tappeto va sbattuto il meno possibile, l'uso frequente di un aspirapolvere non è consigliato, ma l'uso regolare di un battitappeto elettrico non danneggia il tappeto. Per i tappeti antichi e di seta è sufficiente una spazzolatura accurata.

Per il lavaggio dei tappeti basterebbe rivolgersi alla ditte specializzate, ma anche a casa, con uno straccio o una spugna bagnata in acqua tiepida con poco detersivo e l'aggiunta di qualche cucchiaio di aceto, passato su tutta la superficie del tappeto ridona tutta la sua lucentezza originale.

Appena il tappeto accusa il bisogno di qualche riparazione, sarà opportuno ricorrere all'intervento di un abile restauratore.

 

 

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